Di Admin (del 28/05/2009 @ 08:51:14, in Articoli, linkato 1834 volte)
In un’epoca di profonde trasformazioni il matrimonio resta uno dei valori fondanti della nostra società. Il giorno del fatidico sì. L’istante magico che non dimenticherai mai. Anche se, in molti casi, l’amore giurato per l’eternità svanisce tra beghe quotidiane e piccole grandi incomprensioni. Capita infatti, conoscendosi meglio e convivendo sotto lo stesso tetto, che legami indissolubili si sciolgano come neve al sole.
Ma quanto accaduto lo scorso 16 maggio nel municipio di Trieste e riportato sulle colonne del Piccolo, punta di diritto a entrare nel guinness dei primati. Il matrimonio di Andrea, 34 anni impiegato di banca, e Sara trentenne dipendente di una finanziaria, non ha superato il cambio d’abito. Come nel film Il Laureato interpretato dal grande Dustin Hofmann.
Subito dopo aver celebrato il rito civile, Sara ha avvertito la necessità di indossare un tailleur per sentirsi a proprio agio. E ha pensato bene di farsi accompagnare da un amico della coppia. I due però si sono eclissati piantando lo sposo in febbrile attesa al ristorante. Solo dopo qualche ora i due fuggitivi hanno comunicato la loro decisione e Andrea si è ritrovato solo davati a decine di invitati increduli.
Anche questa volta l’amore ha trionfato. Forse per Andrea la ferita è ancora troppo fresca. Nel tempo, capirà la fortuna che gli è capitata. Meglio un conto da pagare al ristorante, che una vita di menzogne e tradimenti. Però, Sara, non potevi pensarci un attimo prima?
Di Admin (del 25/05/2009 @ 09:15:05, in Articoli, linkato 1862 volte)
A Borgo la Bagnaia in provincia di Siena si è tenuta la sesta edizione del convegno Crescere tra le righe, che indaga i rapporti tra i giovani e i mezzi di comunicazione. L’organizza l’Osservatorio Permanente dei Giovani Editori, nato nel 2000 e già fautore di un progetto vitale, il quotidiano in classe, che coinvolge un milione e mezzo di studenti. Grazie al web è stato possibile seguire i lavori in diretta.
Uno dei momenti caldi del convegno si è avuto quando Fedele Confalonieri ha dialogato con i centocinquanta studenti presenti in platea. I ragazzi hanno criticato l’eccessiva volgarità dei palinsesti Mediaset e la riproposizione continua di modelli negativi che educano in modo insano la popolazione e in particolare i più giovani.
Chiara la replica di Confalonieri. Non spetta alla televisione commerciale educare i giovani. Non pago, è andato al contrattacco lanciandosi in un grido sorprendente. Non rimbambitevi davanti alle televisioni, leggete libri, divertitevi, insomma vivete.
Lanciato dall’uomo più vicino a Berlusconi nella creazione dell’impero Mediaset, il grido di allarme non passa inosservato. Gli uomini che trent’anni fa hanno seguito i primi vagiti delle tv commerciali venivano da una storia profondamente diversa da quella attuale. A dispetto dei nuovi fenomeni tecnologici, la tv resta il media più potente. Fin dove si spingeranno gli editori del domani nell’uso di un mezzo capace di condizionare pesantemente la vita di ognuno di noi?
Di Admin (del 19/05/2009 @ 22:25:31, in Articoli, linkato 1920 volte)
Napoletani, popolo di diavoli, poeti e invalidi. Almeno a giudicare dai permessi per i disabili che dilagano sui cruscotti delle auto in sosta. Per averne riprova è sufficiente passeggiare lungo le strade che delimitano il centro direzionale. In media ogni due macchine, una espone un regolare grattino, l’altra un tesserino di invalidità.
Non v’è dubbio che il cuore pulsante della Napoli economica sia stato pensato in modo osceno. Al di là dei giudizi architettonici, spicca l’assoluta mancanza di servizi. A partire dai luoghi dove praticare sport, come piscine e campi da tennis, fino alla carenza strutturale dei parcheggi. A fronte di una domanda forte, le regole del mercato fanno lievitare i costi. E anche posteggiare l’auto per recarsi al posto di lavoro è fonte di un piccolo salasso.
Questo però non legittima l’adozione di pratiche scorrette a danno dei veri portatori d’handicap. È forte il dubbio infatti, che una parte di quei permessi siano utilizzati in modo improprio. Dunque, oltre ad applicare ganasce alle vetture in sosta vietata per regalare un poco di ossigeno alle asfittiche casse comunali, sarebbe prezioso provvedere a una verifica puntuale di tali permessi.
Giustificare le proprie piccole illegalità con le deficienze di una città che logora come poche altre al mondo, non è che la conferma di un concetto semplice, quanto rivoluzionario. Siamo lo specchio fedele della classe politica che ci amministra.
Di Admin (del 13/05/2009 @ 15:14:47, in Articoli, linkato 1826 volte)
L’amministratore delegato di Ryan Air era ieri a Milano per illustrare le previsioni finanziarie della sua compagnia. Ma più dei dati economici ha fatto discutere la nuova campagna pubblicitaria che ritrae Berlusconi, calice in mano, circondato da cinque raggianti fanciulle. Il brindisi è d’obbligo. “Ma certo… Vi porterò tutte in Europa!”
Non potevano farsi scappare la ghiotta occasione i grafici che già in precedenti circostanze hanno rimarcato gli eccessi del Belpaese. Come quando ritrassero Umberto Bossi con il virile dito medio sollevato, accusando il governo di infischiarsene dei passeggeri vittime degli scioperi di Alitalia.
Durante la drammatica crisi dei rifiuti che soffocò la Campania, una desolante immagine di un cumulo d’immondizia invitava a scappare via. Persino Valentino Rossi era entrato nel mirino dopo i suoi problemi con il fisco. Anche qui nessuno spazio all’interpretazione e una vignetta che riportava il pensiero del centauro “Ritorno a casa con Ryan Air… e devo pagare solo le tasse!”
La compagnia irlandese a basso costo bacchetta di continuo i governi italiani colpevoli, a loro giudizio, di favorire Alitalia con aiuti che eludono le leggi di mercato. Più veloce di un jet, la vignetta ha fatto il giro dei siti di tutta Europa. I più maliziosi sostengono che una delle fanciulle stia palpando il sedere del Cavaliere. L’ennesima riprova che Berlusconi tira. Eccome se tira.
Di Admin (del 11/05/2009 @ 08:18:33, in Articoli, linkato 1922 volte)
Yes, we can. Lo slogan che ha accompagnato Barack Obama nella sua galoppata presidenziale, si adatta a meraviglia all’inesauribile Marchionne. Da cinque anni alla guida della Fiat, il manager italo canadese ha svelato le carte del suo piano industriale. Un impegno titanico che ha trovato da subito proprio in Obama il più illustre degli sponsor. Il Presidente americano ha parlato chiaro. La Chrysler si può salvare solo grazie alla tecnologia italiana. La frase ha riempito di orgoglio un’intera nazione, peraltro subito distratta dai divorzi del premier.
Sorretto dalla parole di Obama, Marchionne ha rilanciato. Il suo piano è globale. Non solo l’americana Chrysler, ma anche la tedesca Opel, e la svedese Saab. Manca solo, per ora, l’acquisizione di una fabbrica di modellini di auto storiche. A chi lo accusa di voler fare il brodo senza il pollo, e di dar vita a un impero colossale senza scucire nemmeno un euro, Mister Pullover non la manda a dire. Se hanno un’offerta migliore della nostra, l’accettino.
L’intero disegno, non privo di elementi di genialità e concretezza, ha il risvolto della medaglia negli inevitabili tagli alla produzione e al personale. Kaiserslautern in Germania, Anversa in Belgio, Termini Imerese e Pomigliano d’Arco in Italia, tremano. Del doman non v’è certezza. Un piccolo tratto di penna può determinare la chiusura di uno stabilimento e spingere nel baratro migliaia di famiglie. È proprio questo il mondo che vogliamo?
Di Admin (del 04/05/2009 @ 08:33:54, in Articoli, linkato 1876 volte)
Pochi giorni all’avvio della centesima edizione del Giro d’Italia. Variata in extremis la tappa napoletana. L’eterna impraticabilità di Via Coroglio ha imposto la definizione di un percorso certo meno suggestivo. Ma per gli organizzatori i problemi non finiscono qui.
La positività di Davide Rebellin alla CERA, l’epo di terza generazione, ha minato la già fragile credibilità di uno sport in crisi. Dopo aver strappato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino, il ciclista veneto aveva urlato al mondo la propria gioia: “Questa è la vittoria del ciclismo pulito”.
Per esprimere un giudizio è d’obbligo attendere l’esito delle controanalisi. La moglie, nonché manager di Rebellin, giura la totale estraneità del suo assistito. Magari i coniugi riusciranno a dimostrare che la cera è stata sì adoperata, ma solo per lucidare a dovere il parquet.
Tornando alla corsa, il favorito è Ivan Basso, che ha appena scontato la squalifica di due anni per doping. Riflettori puntati su Lance Armstrong, sette volte vincitore al Tour de France, da sempre al centro di sospetti, peraltro mai verificati. Mancheranno perché squalificati, Riccò e Sella, che infiammarono la scorsa edizione, salvo poi risultare positivi all’antidoping.
A tirare le somme ci si chiede se gli organizzatori, più dello stato del manto stradale, dovranno preoccuparsi dell’apertura delle farmacie presenti lungo il percorso, per garantire l’ormone giusto al momento giusto. E che vinca il migliore!
Di Admin (del 27/04/2009 @ 08:48:33, in Articoli, linkato 1703 volte)
Ancora una volta i nostri politicanti hanno fatto del loro meglio per svilire il senso e l’importanza del 25 Aprile. Ribadendo che per loro il potere è l’unico valore condiviso. Mentre Berlusconi e Franceschini seguivano precise strategie comunicative, in tante parti del Paese si conducevano percorsi ricchi di silenzio, coraggio e dignità.
Come a Scampia, terra sconsacrata da stereotipi che rischiano di annullare qualsiasi tentativo di riscatto sociale. Certo, i problemi a Scampia non mancano. Può persino succedere di morire senza motivo. Come è successo ad Antonio Landieri, mentre giocava a bigliardino con gli amici. Era il 6 novembre 2004 e da allora Antonio insegue ancora giustizia. Perchè quella morte, la morte di un ragazzo con una grave paralisi fin dalla nascita, fu subito etichettata come un regolamento di conti.
Da allora mille iniziative sono fiorite per difendere la sua memoria. Tra queste anche un concorso letterario, giunto alla sua seconda edizione. Tanti racconti da tutta Italia ne hanno decretato il successo. I migliori arricchiranno la collana I pizzini della legalità.
Sabato 25 Aprile a premiare i racconti c’era anche la mamma di Antonio. Ne ha dovuti buttare giù di bocconi amari dopo la morte del figlio. Ha dovuto persino spiegare che No, alla loro famiglia non ci pensa la camorra, perché lui non c’entrava niente con quelli là. Avrebbe dovuto pensarci lo stato. Non lo ha fatto. A Scampia però, il suo ricordo è vivo.
Di Admin (del 20/04/2009 @ 08:03:27, in Articoli, linkato 1785 volte)
Ero certo avessero agito sotto l’effetto di stupefacenti. Rigettavo l’idea che giovani poco più che ventenni avessero compiuto un simile efferato omicidio nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Mi sbagliavo.
Almeno a voler credere alle dichiarazioni rese ai magistrati dai tre rumeni arrestati per l’omicidio di Francesco Ambrosio e della moglie Giovanna. Gli sciagurati avrebbero bivaccato alla Gaiola in attesa che calasse notte. Una bottiglia di vino divisa in tre non può far sprofondare la ragione in un sonno infernale. E invece i tre, scoperti, hanno sterminato con una violenza raccapricciante gli anziani coniugi. La cui unica colpa era quella di trovarsi in casa al momento della rapina.
I tre, tutti incensurati, vivevano da anni in Italia. Uno di loro era il giardiniere della villa. Proprio lui ha facilitato il compito degli inquirenti telefonando alla madre con un cellulare rubato in casa. A lei ha confessato di aver fatto un guaio. Ha detto proprio così, un guaio. E subito dopo non ha esitato a trasformare in danaro le fedi strappate dalle mani delle vittime agonizzanti.
Quaranta euro l’una. Tanto le ha valutate un orafo del Borgo Orefici che ha rilasciato regolare ricevuta. Chissà se l’agitazione mostrata dai rumeni non lasciasse immaginare la provenienza illecita degli anelli. Ma in fondo, la cosa non riguardava il commerciante. Ognuno fa il suo lavoro.
Il nuovo questore di Napoli, Santi Giuffrè, ha decretato la chiusura dell’oreficeria.
Le ho viste tra le righe, visitate, abitate. Le città. Avevano una coordinata precisa in una carta o erano eteree e impossibili.
Ricordo la New York di Céline “...era in piedi la loro città, assolutamente diritta. New York è una città in piedi”.
E la Venezia di Mann. Città in cui si deve arrivare “per nave …dall’alto mare” perché entrare nella città “per via terra dalla stazione, significa entrare in un palazzo dalla porta posteriore”.
Poi Napoli. Quella di Malaparte, misteriosa e antica, rimasta intatta alla superficie del mondo moderno e quella di La Capria “che ti ferisce a morte o t’addormenta, o tutt’e due le cose insieme”.
Caserta, la mia città, “distratta” nelle parole di Pascale. Dépendance borbonica, ha la struttura del castrum. “Caserta è quadrata, tanto qualunque strada prendete ci mettete sempre venti minuti.”
Sono tante, la memoria mi restituisce queste. Città che hanno un posto nelle mappe.
Ma “accanto a questo mondo ce n’è un altro. E vi sono punti in cui si può sconfinare”. Sconfinando ho visto Isidora, nelle parole di Merrill Block. In questa città nessuno ricorda nulla, è una terra senza memoria “dove ogni bisogno è esaudito e ogni tristezza è dimenticata”, il semplice desiderio controlla ogni cosa, non c’è paura della morte perché non c’è cognizione della morte e ci si innamora anche mille volte della stessa persona e sempre per la prima volta.
E poi ho visto nelle pagine di Calvino un’altra Isidora, città cui si giunge in tarda età perché è la città dei ricordi.
Isidora memore e Isidora smemorata.
La relazione tra la città e la memoria è nella descrizione di Zaira “potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato”.
Le città invisibili sono tante e hanno tutte nomi di donna. Isidora Zaira Diomira Dorotea Pirra Laudomia Tecla Tudre Zoe Eutropia Zirma Isaura Smeraldina…sono città della memoria, del desiderio, dei segni, degli scambi, degli occhi, del nome, dei morti, del cielo. Sono città sottili, città continue, città nascoste. Città tristi e città contente. “città che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”.
Marco Polo le descrive a Kublai Kan. E in fondo ne descrive una sola, implicita. Venezia, la sua città. L’imperatore lo rimprovera “gli altri ambasciatori mi avvertono di carestie, di concussioni, di congiure…mi segnalano miniere di turchesi…prezzi vantaggiosi…e tu? Torni da paesi lontani e tutto quello che sai dirmi sono i pensieri che vengono a chi prende il fresco la sera seduto sulla soglia di casa”.
Ma è questo che piace al Kan. In esse “si può girare in mezzo col pensiero, perdercisi, fermarsi a prendere il fresco, o scappare via di corsa”.
Così io ci ho girato, mi sono fermata a prendere il fresco, mi sono persa, ritrovata. Ora riprendo il viaggio. Tra le mani Paul Auster, trilogia di New York. La quarta di copertina dice “Auster inventa una sua New York fantastica, un nessun luogo in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all’infinito”.
Di Admin (del 06/04/2009 @ 11:11:24, in Articoli, linkato 1834 volte)
Sei anni dopo il concerto dedicato a George Harrison, Paul Mc Cartney e Ringo Starr si sono riuniti a New York conquistando il pubblico del Radio City Music Hall. I due Beatles sopravvissuti hanno partecipato al concerto per la raccolta di fondi a favore della David Lynch Foundation. Obiettivo della fondazione voluta dal regista americano è quello di portare nelle scuole la meditazione trascendentale per combattere lo stress, migliorando le capacità di apprendimento e concentrazione ma soprattutto puntando a un miglior rapporto con se stessi.
La tecnica fu adottata dai Beatles fin dalla fine degli anni Sessanta, subito dopo l’incontro con un guru indiano. Chi sospettava che dietro l’irripetibile genialità dei Beatles ci fosse l’uso di erbe e acidi in grado di far scivolare la mente in un territorio astratto, può dunque ricredersi. L’unico segreto degli scarafaggi era la meditazione.
Ma se la traccia lasciata dai quattro ragazzi di Liverpool è destinata a rimanere in eterno come una delle più forti regalateci dal ventesimo secolo, qualche dubbio resta sull’attuale pensiero di Mc Cartney. A suo giudizio il mondo è dominato dalla meditazione trascendentale, un pozzo cui è possibile attingere in qualsiasi momento. Pare invece che a dominare il pianeta siano logiche assai diverse e che, come cantava un meraviglioso John Lennon, per dare una possibilità alla pace occorra, oltre alla meditazione, anche qualcosa di più concreto.