Di Admin (del 23/02/2009 @ 09:23:55, in Articoli, linkato 1947 volte)
Sono passati quindici giorni da quando sulla Tangenziale è in funzione il Tutor, il nuovo sistema di rilevazione della velocità. L’apparecchiatura, costata quasi un milione di euro, ha contribuito alla diminuzione del 75% degli incidenti registrati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il rispetto del nuovo limite in vigore sull’intera tratta di 80 Km orari, è anche di aiuto nel contenimento dei consumi e dell’inquinamento acustico. Tutti dati da salutare con soddisfazione.
Dall’altra parte ci sono gli automobilisti, che a gran voce chiedono di portare il limite di velocità a 100 Km. Nella prima settimana sono state elevate 1.300 multe, per un incasso presumibilmente superiore ai trecentomila euro. Un numero di multe largamente inferiore rispetto alle prime cifre circolate che parlavano di 10.000 infrazioni commesse il giorno di entrata in vigore del Tutor. Ed in effetti a transitare lungo l’arteria rispettando il limite, la sensazione è che siano ben di più gli automobilisti indisciplinati, soprattutto la sera quando il traffico lavorativo è solo un ricordo. Ma l’occhio elettronico avrà senza dubbio ragione.
Certi che l’unica cosa a cuore della Tangenziale Spa sia la sicurezza dei guidatori, resta qualche dubbio sul limite imposto e sul posizionamento delle telecamere. Sarebbe coerente che una parte dei proventi, che controvoglia qualcuno sarà costretto ad incassare, venga destinata al fondo di garanzia per le vittime della strada.
Di Admin (del 19/02/2009 @ 08:22:55, in Articoli, linkato 1923 volte)
Un articolo si può redigere secondo diversi stili. Lo schema più semplice prevede la notizia sparata in testa seguita dall’interpretazione che di quel fatto si intende proporre.
Ad Afragola, nell’hinterland partenopeo, la Polizia ha arrestato una madre per aver fatto prostituire, tra il 2006 e il 2007, due sue figlie, che all’epoca dei fatti avevano otto e dieci anni. Insieme alla donna trentottenne sono stati arrestati il suo attuale convivente e quattro abituali clienti. Gli abusi avvenivano nel sottoscala del palazzo dove abitava la famiglia. A procacciare i clienti era sempre la madre, a sua volta dedita alla prostituzione. I compensi per le prestazioni richieste non superavano i cinque euro.
Fin qui la notizia. Ora andrebbe commentata. Sì, ma come? Ripetendo concetti veri, ma che per la continua assenza di risposte rischiano di mutarsi in ritriti stereotipi? No, non ho voglia di rimarcare fin dove possa spingerti il degrado e le bruttezze che ti circondano. Una madre sciaugurata, “clienti” pronti ad abusare di due bambine per soddisfare le loro fantasie malate. Ma non solo loro. In tanti sapevano, o quantomeno potevano nutrire il fondato sospetto, dei sacrifici imposti alle due ragazzine. Nessuno di loro ha avuto il bisogno di segnalare a chi di dovere lo scempio che si compiva nello scantinato di un palazzo osceno. Per molti, l’unica regola in vigore è non impicciarsi degli affari altrui. Quali che siano. Meglio asserragliarsi in casa, tutt’al più pregando che “certe cose” non ti riguardino mai troppo da vicino.
Ma la mia mente è rimasta lì, impietrita, su quella cifra. Cinque euro. Non che compensi maggiori avrebbero mutato di una virgola la sudicia bestemmia che si cela dietro questa vicenda. È solo che una voglia disperata ti assale. Poter tornare indietro una, due, cento volte. Sigillare per sempre la porta di quel maledetto scantinato. Dire, qui non entra più nessuno. E darli tu quei cinque euro a chi pretendeva quell’abominio, senza richiedere nulla in cambio, per evitare un martirio che due ragazzine - e chissà quante altre, penso con orrore - si trascineranno per tutta la vita tra le macerie in cui hanno ridotto la loro infanzia violata.
“Mi chiamo Kathy H. Ho trentun anni, e da più di undici sono un’assistente…. Ci sono stati periodi nella mia vita in cui ho cercato di lasciarmi alle spalle Hailsham, quando mi sono detta che non dovevo più voltarmi indietro. Ma a un certo punto smisi di opporre resistenza”
Kathy racconta. La sua storia è strana. Fatta di termini che lasciano perplessi all’inizio e di un mistero che si svela piano. Lei è “una di quelli di Hailsham” e una cosa è certa, Hailsham è un luogo importante. Tanto importante quanto inesistente. Infatti non esiste più, ma rimane la memoria di esso.
Così con Kath e i suoi amici, Tom e Ruth, inizia un viaggio nella memoria e il luogo di partenza è un collegio nella campagna inglese. I ragazzi che sono lì aspettano. Un destino taciuto all’inizio, ma non per questo non percepito e temuto e accettato con ineluttabilità.
La storia nel suo essere estrema e impossibile è vicina alla storia di chiunque. Ognuno infatti ha un luogo, un tempo, una canzone (Never let me go, Non lasciarmi, è il titolo di una canzone) che rappresentano l’essenza di noi e di quello che siamo stati prima di diventare adulti. Ognuno ha un baule (scatola, cassetto, etc.) dei ricordi e il sogno di un luogo in cui trovare le cose perdute. Ognuno ha avuto almeno un amico o amica in quel tempo e quel luogo e se è fortunato li ha ancora, complici per sempre. Ognuno ha le proprie croci alle spalle e il proprio futuro davanti. Ma, se ci si pensa, è un futuro in prospettiva uguale per tutti. E allora… perché?
La finitezza di tutto sembra togliere senso a qualsiasi cosa. Questa consapevolezza, che solo gli adulti possono avere, rende necessaria l’invenzione di una teoria che addolcisca la pillola, che ritardi (rinvii) l’epilogo. E l’illusione è che da qualche parte ci sia una Madame (o forse un Monsieur?) che possa cambiare il finale. Eppure tutto è destinato a compiersi e anche ciò che ha un’anima a finire.
Di Admin (del 16/02/2009 @ 08:09:04, in Articoli, linkato 1871 volte)
In principio la notizia era già di quelle belle forti. Un ragazzino di 13 anni, Alfie Patten è appena diventato padre di Maisie, una bimba avuta dalla sua compagna quindicenne. Il fatto era stato riportato con enfasi dal tabloid britannico Sun, per poi fare il giro del mondo. Alfie, un metro e venti d’altezza e un viso che mostra ancor meno della sua giovane età, tra una partita alla playstation e un'altra, aveva garantito di volersi occupare con serietà della creatura.
Fino all’inattesa doccia fredda. Altri due giovani hanno infatti asserito di avere le carte in regola per essere i genitori della piccola Maisie. Il primo, 16 anni, il più anziano di questa vicenda che sta scivolando nel grottesco, chiede la prova del Dna. Il secondo, 14 anni, trema al pensiero che quella sera passata con la disinvolta ragazzina gli possa far cadere tra capo e collo una simile responsabilità.
È forse il caso di prendere con le molle questo valzer di notizie. Basti pensare alle tirature record ottenute dal Sun, e al fatto che i nuovi dettagli siano stati dati in pasto al grande pubblico da quotidiani concorrenti. Non bastasse pare che i genitori separati del giovanissimo papà stiano furiosamente litigando su chi possa vendere al miglior offerente i diritti di questa vicenda.
In un simile farsesco guazzabuglio l’unico pensiero serio va rivolto alla piccola Masie. Lei non ha alcuna colpa di quello che sta accadendo. È il mondo che gira così.
Di Admin (del 10/02/2009 @ 21:39:34, in Articoli, linkato 1902 volte)
In Venezuela Ugo Chavez s’è imposto. Quest’anno niente festa dell’amore. Il leader sudamericano non vuole distrazioni il giorno prima del referendum che gli permetterà di governare all’infinito. Per farsi perdonare Chavez ha deliberato un’intera settimana dell’amore che partirà non appena chiuderanno le urne.
Se i venezuelani dovranno attendere il 16 febbraio, altrove San Valentino si festeggerà con le regole di sempre. Nutro una certa insofferenza per queste ricorrenze create solo per alimentare i consumi. E quindi festa del papà, della mamma, dei nonni e chi più ne ha più ne metta. All’appello mancano solo la festa dello zio d’America (chi non ne ha uno?) e della suocera (vi prego, almeno questa no!).
Come ogni anno dunque si celebrerà la gara al regalo più originale. In forte declino fiori e cioccolatini, ancora una volta è la rete a imporre le nuove tendenze. Tra le più stravaganti si distingue www.regalalaluna.it, dove è possibile dedicare alla propria anima gemella nientemeno che un acro di luna! Attraverso il sito si può acquistare un certificato di possesso di 4.047 mq di suolo lunare, insieme alle fondamentali carta dei diritti extraterrestri e costituzione lunare.
Di recente anche il magnate russo Abramovich ha donato alla fidanzata cento acri di luna per farsi perdonare il rinvio del matrimonio. In tempi di finanza creativa e altri meccanismi perversi almeno questa trovata strappa un sorriso.
Di Admin (del 04/02/2009 @ 08:45:06, in Articoli, linkato 1904 volte)
La scorsa settimana Antonio Bassolino è stato protagonista a L’infedele, la trasmissione condotta da Gad Lerner. In tempi in cui l’opportunismo sembra essere l’unica via da seguire, va apprezzata l’onestà intellettuale di Lerner che ha rivendicato, in tempi certo non propizi, la sua antica amicizia con Bassolino. Tuttavia in molti hanno avuto la sensazione che il governatore sia stato trattato con i guanti e non abbia risposto del baratro in cui è sprofondata la Campania.
Personalmente mi ha colpito la maschera dipinta sul volto di Bassolino, il linguaggio del suo corpo. Nervoso, arroccato in posizione difensiva, ma pronto a scattare e a riversare sui suoi aggressori tutta la rabbia che cova dentro. L’impressione è stata quella di trovarsi di fronte ad un capo branco. O meglio, a chi il branco un tempo l’ha guidato con forza e magnificenza. Regalando un periodo di splendore con il suo operato. E che oggi deve resistere agli assalti di chi desidera detronizzarlo.
Bassolino sembra voler avvisare chi gli vuole succedere. Non accetterà l’infamia. O gli riconosceranno l’onore delle armi, regalandogli un finale sereno. Oppure si lancerà nell’ultimo scontro. Quello che potrebbe rivelarsi fatale per lui, ma anche per molti dei suoi avversari.
Un monito che è sembrato riecheggiare in chiusura di trasmissione nelle parole scelte dal governatore per rispondere a Lerner che gli chiedeva se si sarebbe ripresentato come aspirante sindaco per la terza volta. Cito testualmente: “Lavoro per rendere più forte il Partito Democratico e metterlo in sicurezza e guai se non lo mettiamo in sicurezza”. [ Clicca per ascoltare la dichiarazione di Bassolino tratta dal sito www.gadlerner.it ]
Non può essere un caso. Per un uomo che ha visto la sua stagione politica morire sotto i colpi dell’emergenza rifiuti. Per un uomo che aveva legato la sua immagine a una Piazza Plebiscito da cartolina e che rischia di essere ricordato come colui che ha affossato Napoli sotto montagne di spazzatura. Per l’uomo simbolo del rinascimento napoletano che oggi si deve difendere da diverse inchieste giudiziarie legate alla dubbia gestione del ciclo dei rifiuti.
Prende corpo con forza l’ipotesi che Bassolino abbia coscientemente accostato il PD a una discarica. Lasciando magari intendere i miasmi e i pericoli che ne potrebbero derivare qualora il PD non fosse messo in sicurezza. Inquietante.
Di Admin (del 02/02/2009 @ 08:30:16, in Articoli, linkato 1904 volte)
Barack Obama ha almeno due validi motivi per ringraziare Aretha Franklin di essere intervenuta alla sua cerimonia di insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti. L’aver regalato un momento di gioia con la sua voce inimitabile. E l’aver offerto con il suo sgargiante cappello un’altra immagine indimenticabile, insieme a quella del neo presidente che balbetta nel pronunciare il giuramento.
Quel cappello di lana grigia con un vistoso fiocco, paillettes e brillantini è entrato ora nel mirino dello Smithsonian Museum di Washington che raccoglie memorabilia della storia americana, e che lo vorrebbe esporre insieme al vestito indossato dalla First Lady Michelle Obama.
Aretha è perplessa. Le dispiacerebbe separarsi da un oggetto che le ricorda il momento storico a cui ha partecipato. Se me lo chiedesse, le consiglierei di conservarlo. È stata lei a renderlo straordinario con il suo sorriso, la sua classe. In un museo si ridurrebbe ad un buffo e incomprensibile cimelio.
In quella cerimonia teatrale e ingessata che da centocinquanta anni si ripete all’insediamento di ogni nuovo presidente americano, quell’improbabile copricapo è riuscito a sfuggire alla gabbia del cerimoniale. Forse per questo lo Smithsonian Museum lo vuole ad ogni costo.
La speranza è che anche della presidenza di Obama ci si possa un giorno ricordare come di un momento luminoso e fuori dagli schemi come Aretha e il suo cappello.