Madame Claire Delmas è francese, una donna letteraria dagli occhi geologici (pietre preziose non classificate), dai capelli di miele, dalla bocca che mangia bene, la bocca baciatrice di parole, dalla dolcezza statica, dalla passività profonda di donna, pozzo aperto alle cadute più totali. Cerca un uomo, è greco ed è l’uomo della sua vita. Lo dice “con una voce che si conforma alla sua immagine di donna dell’alba, una voce che sembra essere appena uscita dalle lenzuola”. Non è prudente quando è in gioco qualcosa che le interessa davvero.
Di fronte a lei il detective Pepe Carvalho ascolta.
Siamo nello studio di Pepe, un ufficio anni Quaranta in rovina, sembra “riscattato dalla liquidazione di un arredo di scena ideato da un produttore di film di Humphrey Bogart”. Pepe è lì, vestito con abiti forse maldestramente messi insieme e recuperati in una vendita di fine stagione. La guarda. “ci sono donne che fanno dolere il petto quando si contempla la forma esatta e contenuta delle loro carni, donne che basta che ti guardino perché la pedata di piombo ti spezzi lo sterno e una dolce asfissia ti impedisca di pensare all’esistenza dell’aria”. L’ascolta. Quel racconto letterario, frutto di un’educazione postromantica, un’educazione che ha omesso di passare per Robbe Grillet, Artaud, Genet, Celine e che fa sì che l’uomo cercato, il greco, risulti ridicolo agli occhi di chi ascolta. Ma Claire se ne infischia, va avanti con la sua descrizione e la sua richiesta. Quando sarà lontana, a Carvalho non resterà che “fare a pezzi quella presenza, come chi cerca di capire l’arma che lo ha ucciso con il procedimento di smontarla e sentire in mano il peso di ogni pezzo, il suo volume, la sua tesatura”. Ma ora è qui e bisogna cercare Alekos, l’immigrato greco scomparso, nel dedalo dei quartieri di Barcellona devastati dalla speculazione edilizia.
Così conosco Pepe Carvalho. Non avevo letto nulla di Manuel Vazquez Montalban.
Pepe non legge i libri, li brucia. Nel suo studio dimesso accoglie a sorpresa i suoi ospiti francesi con vini bianchi d’annata (Poully Fumé del 1983, Sancerre ’84, Chablis ’85). E’ un cuoco eccellente, le sue baroccate in cucina sono degustate dall’amico Fuster che gli rimprovera di cucinare per nevrosi, quando è ossessionato da qualcosa di non ben digerito. E infatti Pepe confessa “mi piace troppo una donna e non mi piace che una donna mi piaccia troppo. … Mi irrita sentirmi vulnerabile, anche solo per quarantotto o settantadue ore”. Nell’elenco delle sue stramberie e cose inutili c’è il fatto che prende lezioni sul caffè da un amico di plaza Buensuceso, dal quale si fa preparare una miscela di otto etti di colombiano di prima qualità e due etti di tostato dominicano. E’ malinconico e prigioniero delle sue memorie di cui, pare, vorrebbe disfarsi. La moglie Muriel e la figlia sono morte. Ha una relazione complicata con Charo, suo cliente preferito nell’amore pagato. Si invaghisce di Claire che è una di quelle donne che non si sa se stiano andando o venendo, e che rappresenta un mistero non risolvibile. Vive un rapporto sofferto con Barcellona, la sua città, che “gli muore nella memoria e smette di esistere nei suoi desideri” perchè gli angoli della memoria sono trasformati in cantieri, i suoi riferimenti distrutti: Bromuro il lustrascarpe, la miserabile pensione in cui vive, bar, strade. Leggo in rete che “il suo passato è intenso, lacunoso, movimentato: militante comunista, prigioniero politico durante il regime franchista, poi agente della CIA negli stati Uniti” prima di diventare investigatore privato a Barcellona, sua città natale.
A proposito di detective letterari, mi viene da pensare ad un ispettore che ho conosciuto un po’ di tempo fa e mi stava simpatico, Maurizio Lupo. Dopo Buio Rivoluzione mi sono chiesta che ne è stato di lui. Lo ritroveremo tra le righe o no? Valerio, che dici?
Di Admin (del 27/07/2009 @ 16:41:17, in Articoli, linkato 1878 volte)
Foto di Rino Palma.
Varrà forse la pena soffermarsi sul nuovo, duro atto di accusa lanciato dal maestro Roberto De Simone. Troppo preziose le sue parole per relegarle a semplice provocazione. Per il suo affondo non v’era scenario migliore del Premio Troisi a San Giorgio a Cremano. Il Maestro ha ricordato Massimo con affetto invitando a seguirne l’esempio, così distante dal pattume che ci circonda.
Come sua coraggiosa consuetudine De Simone non ha usato espressioni sibilline. Ha descritto una città ferma alla stagione laurina, e definito mera propaganda il rinascimento bassoliniano. “Se fossi giovane non esiterei ad andarmene”. Intanto De Simone ha girato il mondo mostrando il volto migliore della sua Napoli.
Il suo immenso patrimonio artistico rischia ora di finire al Museo di arti e tradizioni popolari di Roma. Le istituzioni locali fino ad oggi non si sono mostrate interessate a trovare una sede adeguata. Non rientro tra i cumparielli da soddisfare, dice De Simone. Parole amarissime che spargono sale sulle ferite di una città che sprofonda inesorabilmente sotto la guida di uomini che ignorano il significato stesso della parola cultura. O ne temono il valore dirompente che potrebbe avere sul potere che si sono cuciti addosso.
Napoli esploderà come il Vesuvio, ha detto De Simone. E ancora una volta ha voluto regalare una speranza a chi resta faticosamente abbarbicato a questa città.
Di Admin (del 13/07/2009 @ 16:38:00, in Articoli, linkato 1889 volte)
L’elenco di chi desidera mandare via Bassolino si allunga sempre più. Finora l’ultimo della lista era Walter Veltroni, che nella campagna per le elezioni politiche, all’obamiano Yes we can aveva aggiunto un secco Antonio go home. Risultato, Veltroni sconfitto pesantemente dalle urne e costretto a rinunciare alla segreteria del partito. E il Governatore saldo alla guida della Regione.
Stavolta è il turno di Bersani, in competizione con Franceschini e Marino per la guida del nuovo(?) Partito Democratico. L’ex ministro ha parlato senza mezzi termini della impellente necessità del cambiamento in Campania. Ma il Governatore ha retto a ben altri scossoni e da politico di razza qual è ha capovolto lo scenario dichiarando che al massimo può essere lui ad appoggiare la candidatura di Bersani. Che ha repentinamente ingranato la retro marcia.
Il Governatore dispone ancora di un esercito efficiente, come ha confermato la recente affermazione alle Europee di Andrea Cozzolino, suo uomo di fiducia. È stantio riproporre i gravi errori commessi dall’inventore del rinascimento napoletano seppellito da tonnellate di rifiuti e non solo. Pare invece doveroso constatare la pochezza dei suoi avversari, incapaci di proporre una candidatura supportata da un concreto progetto politico.
L’impressione è che la partita per Comune e Regione sia ancora aperta e che non mancheranno i colpi di scena. Il timore che ad una stagione conclusa, ne segua una già morta.
Di Admin (del 06/07/2009 @ 08:03:45, in Articoli, linkato 1802 volte)
Napoli colera. Uno slogan che riecheggia da decenni negli stadi di Verona, Bergamo, Brescia. Di quel profondo Nord che in simili occasioni dimostra uno spaventoso baratro culturale. Questa volta però l’invettiva è apparsa sui muri di Formia. In compagnia di altre becere scritte, del tipo Fuori i napolecani, che, al di là dell’apprezzabile sforzo partorito da queste eccelse menti, non strappano alcun sorriso.
Michele Forte, sindaco di Formia, ha invece elogiato la storia di Napoli e provato a scacciare l’immagine di una cittadina razzista. Ben diversa la posizione espressa dall’associazione anti camorra Antonino Caponetto che ha precisato come il popolo napoletano sia costituito anche da persone per bene oltre che da delinquenti. Accogliamo con giubilo l’importante distinguo.
Per l’associazione il territorio è da anni vittima di bande criminali campane che si sono appropriate con mezzi leciti e illeciti delle loro ricchezze. Da anni la camorra ha trovato nel sud pontino un luogo dove infiltrarsi. In tutto condivisibile dunque, l’accento posto sulle attività illecite. Siamo certi che l’associazione lotti con ogni mezzo per contrastarle. Nel nome di quell’uomo straordinario che fu Antonino Caponetto.
Ma vien voglia di chiedersi se nei mezzi leciti non si intendano tutte le compravendite regolarmente sottoscritte senza troppo badare alla provenienza di quel fiume di danaro. Come è noto, il danaro non puzza. Nemmeno a Formia.
Di Admin (del 04/07/2009 @ 12:35:05, in Articoli, linkato 1904 volte)
Sono già arrivati. Sono qui in mezzo a noi. Chi prevede l’apocalisse per il 21 dicembre 2012 d’un tratto si riscopre inguaribile ottimista. Almeno a giudicare da quanto accade a Raleigh in North Carolina, dove alcuni operai, durante un’ispezione nelle fognature di un centro commerciale, hanno rilevato presenze inquietanti. Il video, registrato con una camera manovrata a distanza e prontamente pubblicato su Youtube, sta impazzando in rete. Ben due milioni di accessi in poche ore.
Internauti che saranno rimasti sconcertati da quanto appariva ai loro occhi. Un organismo pulsante dalle forme orribili. A qualcuno avrà certo ricordato il Blob, la massa informe che tutto avvolge e divora. Oppure il mostro ributtante che in Alien esplode dalla pancia di una sempre affascinante Sigourney Weawer. Insomma una creatura malefica pronta a sferrare l’attacco finale all’uomo. E a punirlo per tutte le sue nefandezze.
Ma per fortuna non tutti la pensano così. Alcuni biologi statunitensi hanno fornito la loro rassicurante versione. Si tratterebbe di una massa di piccoli invertebrati raggomitolatisi fra loro raggiungendo le attuali fattezze. Ipotesi plausibile. Non deve essere facile vivere negli scoli di una fognatura occidentale. Forse qualcuno si dovrebbe prendere cura di questi indifesi organismi che una psicosi collettiva vuol trasformare nel peggiore dei mostri. E se stessimo inseguendo l’ennesima bufala della rete?