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Ci sono storie che per la loro crudezza, vengono celate, dimenticate e sepolte nell’oblio di un immaginario collettivo morente, per poi emergere improvvisamente grazie alla forza vitale di un flusso narrativo efficace. È questo il caso dell’ultima fatica letteraria di Valerio Lucarelli, “Vorrei che il futuro fosse oggi. Nap ribellione, rivolta e lotta armata”(l'Ancora del mediterraneo) presentato al “Perditempo” di piazza Dante.
Il saggio ripercorre con dovizia di particolari la storia dei Nap, Nuclei Armati Proletari, che tra il 1974 e il 1978 si resero protagonisti, soprattutto nell’Italia meridionale, di azioni di lotta armata, culminate con due omicidi, quattro sequestri di persona, decine di attentati e un numero indefinito di evasioni. «Mi sono interessato anni fa alla vicenda dei Nap, perché ritenevo che quella storia celasse qualcosa di più profondo. Nella sfilza di libri dedicati alla lotta armata nessuno ha mai avvertito la necessità di raccontare le loro vicissitudini, sono scivolati via, come per inerzia, da ogni ricostruzione di quegli anni», fa notare Lucarelli.
La scelta narrativa del saggista, autore nel 2007 di “Buio Rivoluzione”, si basa sulla volontà di lasciare spazio ai protagonisti della vicenda, i nappisti, le vittime degli attentati, i poliziotti che li braccarono, i magistrati che li perseguirono, i giudici che li condannarono e i dirigenti di Lotta continua (da Erri De Luca a Guido Viale), attraverso una serie di interviste volte a ricostruire fedelmente il loro percorso. «In tanti mi hanno chiesto perché volessi riesumare i Nap, a cominciare dagli ex nappisti - prosegue Lucarelli - Per loro non è stato semplice riprendere il filo della memoria. I ricordi trascinano con sé un carico di dolore indicibile».
I Nuclei Armati Proletari, privi di una forte componente teorico intellettuale e sprovvisti di una struttura gerarchica rigida, a differenza delle Brigate Rosse, in quanto organizzati in nuclei autonomi, pagarono il limite di una libera organizzazione interna e di una suddivisione in cellule troppo deboli e ristrette per poter durare a lungo. I Nuclei Armati Proletari, a differenza di altri gruppi di sinistra extraparlamentare di quegli anni, non ponevano al centro della loro azione la classe operaia, ma il proletariato extralegale, l’emarginato, denunciando con vigore la situazione disumana in cui erano costretti a vivere coloro che si trovavano rinchiusi nelle carceri e nei manicomi.
Il dibattito si è chiuso con un ricordo di Franca Salerno, storica attivista dei Nap, deceduta pochi giorni fa, dopo una lunga malattia e salita alla ribalta delle cronache dell’epoca per la foto che la ritraeva in carcere con il pancione. Aspettava suo figlio, Antonio, che morirà poco dopo la sua scarcerazione, per un incidente stradale, a soli 28 anni.