Vorrei che il futuro fosse oggi.
Nuclei Armati Proletari, ribellione, rivolta e lotta armata
La storia dei Nuclei armati proletari rivelata in ogni dettaglio dai protagonisti sopravvissuti a quella multiforme stagione. Gli anni Settanta come non sono mai stati raccontati.
Due omicidi, quattro sequestri di persona, decine di attentati e un numero indefinito di evasioni: questo è il bilancio dei tre anni d’azione dei Nuclei Armati Proletari, organizzazione attiva a metà degli anni Settanta, forte di un centinaio di militanti effettivi e con un seguito “esplosivo” dentro e fuori le carceri.
Una storia mai raccolta e raccontata che qui rivive grazie alle testimonianze irrinunciabili dei protagonisti: ex nappisti, ma anche dirigenti di Lotta Continua, da cui presero vita (da Erri De Luca a Guido Viale); Brigate Rosse e gruppi armati (da Valerio Morucci ad Alberto Franceschini).
E ancora: i ricordi di chi subì le azioni dei Nap, come il giudice Giuseppe Di Gennaro, sequestrato per diversi giorni e Alfonso Noce, capo dell’antiterrorismo e vittima di un sanguinario attentato, i poliziotti che li braccarono, i magistrati che li perseguirono, i giudici che li condannarono.
Coinvolgente come un romanzo, puntuale come un saggio, Vorrei che il futuro fosse oggi chiarisce perché la rivolta degli ultimi, di chi vive costantemente ai margini, come è accaduta allora, è pronta a riesplodere anche oggi.
Gli anni Settanta come non sono mai stati raccontati.
Nella sfilza di libri dedicati alla lotta armata nessuno ha mai avvertito la necessità di raccontare la vicenda dei Nap. Scivolati via, come per inerzia, da ogni ricostruzione di quegli anni. In tanti mi hanno chiesto perché volessi riesumare i Nap. A cominciare dagli ex nappisti. Per loro non è stato semplice riprendere il filo della memoria. I ricordi trascinano con sé un carico di dolore.
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