L'istituto francese Hyperion era realmente una scuola di lingue o la stanza di compensazione di diversi servizi segreti?
Non esiste un momento unicamente riconosciuto per individuare la nascita delle BR. Qualcuno ipotizza il convegno di Chiavari nel novembre 1969, altri la riunione a Pecorile nell’Agosto 1970.
È certo però che due diversi componenti prendono vita dopo quegli incontri. Da una parte Curcio, Franceschini e la Cagol fondano le Brigate Rosse. altri uomini decidono invece di allontanarsi ritenendo inadeguata la struttura e la strategia adottata dalle nascenti BR.
Tra questi Corrado Simioni, Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti, Prospero Gallinari e Innocente Salvoni, la cui moglie, Françoise Tuscher, era segretaria dell’Hyperion, nonché nipote dell’Abbé Pierre.
Duccio Berio avrebbe ammesso, in una lettera al suocero Malagugini responsabile del PCI per i problemi dello Stato, di essere un informatore del servizio segreto militare italiano (SID). In tal senso "GLADIO: The secret U.S. war to subvert Italian democracy" di Arthur E. Rowse e "Puppetmasters: The Political Use of Terrorism in Italy" di Philip Willan.
Sono loro gli uomini che decidono di fondare il Superclan, una nuova struttura super clandestina, con la volontà di egemonizzare e coordinare le varie organizzazioni terroristiche su scala internazionale.
Particolarmente controversa la figura di Corrado Simioni. All’inizio della sua carriera politica milita nelle file del Psi con Bettino Craxi ma nel 1965 viene espulso dal partito per indegnità morale. Di lì a poco comincia la sua collaborazione con l’Usis, l'United States Information Service. In seguito Simioni, tra i principali studiosi di Luigi Pirandello, si trasferisce a Monaco di Baviera per approfondire gli studi di latino e materie religiose. Quindi ricompare in Italia alla vigilia del Sessantotto e partecipa alla costituzione del Cpm.
Ma i rapporti con Curcio cominciano a deteriorarsi fino alla rottura definitiva. Simioni aveva progettato un attentato dinamitardo contro la sede dell'ambasciata statunitense di Atene. Il piano prevedeva l'utilizzazione di una donna, da scegliere fra le appartenenti alle cosiddette "zie rosse". Simioni si era inizialmente rivolto a Mara Cagol, alla quale aveva però richiesto di non parlarne neanche con Curcio. Dopo il rifiuto della Cagol, Simioni cerca nuovi volontari. Li trova nel cipriota Giorgio Christou Tsikouris e in Maria Elena Angeloni. Il 2 settembre 1970 i due salgono a bordo di una Volkswagen per dirigersi verso l’ambasciata, ma il meccanismo ad orologeria della bomba si inceppa. L’auto esplode. Muoiono entrambi. La tragica conclusione della vicenda provoca la definitiva rottura dei rapporti tra Simioni e Curcio.
Nel libro intervista con Mario Scialoja "A viso aperto" Curcio dice: "Tutto cominciò da uno scontro di potere al convegno di Pecorile. Corrado Simioni arrivò con l'intenzione di conquistarsi una posizione egemonica all'interno dell'agonizzante sinistra proletaria: pronunciò un intervento particolarmente duro, e sostenne che il servizio d'ordine andava ulteriormente militarizzato. La sua operazione non riuscì, ma una volta tornato a Milano non si diede per vinto: propose attentati inconcepibili per una organizzazione ancora inserita in un movimento molto vasto e, praticamente, aperta a tutti. Margherita, Franceschini e io ci trovammo d'accordo nel giudicare le sue idee avventate e pericolose. Decidemmo così di isolarlo assieme ai compagni che gli erano più vicini, Duccio Berio e Vanni Mulinaris: li tenemmo fuori dalla discussione sulla nascita delle Brigate rosse e non li informammo della nostra prima azione, quella contro l'automobile di Pellegrini. Simioni radunò un gruppetto di una decina di compagni, tra cui Prospero Gallinari e Francoise Tusher, nipote del celebre Abbé Pierre: si staccarono dal movimento sostenendo che ormai non erano altro che cani sciolti. C'erano però degli amici comuni che ci tenevano informati delle loro discussioni interne e conoscevamo il loro progetto di creare una struttura chiusa e sicura, super-clandestina, che potesse entrare in azione come gruppo armato in un secondo momento: quando noi, approssimativi e disorganizzati, secondo le loro previsioni saremmo stati tutti catturati".
I militanti del Superclan si trasferiscono presto a Parigi, dove fondano dapprima le associazioni culturali internazionali Agorà e Kiron, e poi la scuola di lingue Hyperion, da più parti ritenuta una centrale internazionale del terrorismo.
Il generale Maletti ha rivelato l'esistenza di un rapporto datato 1975 in cui denunciava il rischio che le BR, decapitate dagli arresti di Curcio e Franceschini, potessero rinascere sotto la direzione di uomini di maggior peso culturale, ma a prezzo di mutare considerevolmente la propria matrice politica. Un riferimento all’Hyperion?
Nell’autunno 1977 l’Hyperion apre un ufficio di rappresentanza a Roma in via Nicotera 26. Nello stesso stabile operano alcune società coperte dal Sismi.Gli uffici restano aperti fino a giugno 1978, cioè per l’arco temporale che va dalla progettazione del sequestro Moro, fino a poco dopo il suo tragico epilogo.
Il giudice Pietro Calogero scopre prove che implicano il coinvolgimento della scuola nell’attività delle BR, ma una provvidenziale fuga di notizie pubblicata dal Corriere della Sera, controllato dalla P2, vanifica l'imminente perquisizione della sede della scuola da parte della magistratura.
Antonio Savasta, brigatista pentito, racconta che Simioni, Berio e Mulinaris, coordinavano una struttura internazionale di collegamento tra tutte le organizzazioni terroristiche, nel periodo della "seconda stagione" delle BR, quella militarizzata ed egemonizzata da Mario Moretti.
Tale struttura e i suoi coordinatori clandestini avevano sede a Parigi dove Moretti si recava spesso, aveva una abitazione e manteneva un contatto diretto con i "superclandestini" italiani e con Jean-Louis Baudet, esponente dell’ agenzia privata di intelligence "Le Group" protetta dai servizi segreti francesi e in contatto con tutte le realtà clandestine e di intelligence, d’Europa e non solo.
Nel 1980 l’onorevole Craxi ipotizzando l'esistenza di un capo occulto delle Brigate Rosse aveva ammonito "Bisognerebbe andare indietro con la memoria, pensare a quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi, poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato"; un profilo che ricorda fortemente la figura di Corrado Simioni.
Giovanni Pellegrino per 7 anni alla guida della Commissione Stragi, avanza il sospetto che Hyperion fosse un punto d'incrocio tra Servizi segreti dell'Ovest e dell'Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di Yalta. Equilibri che Aldo Moro, con la sua politica di apertura al Pci, minava gravemente.
Pellegrino rintraccia un riferimento all'Hyperion nella testimonianza del generale Nicolò Bozzo, fidato collaboratore di Dalla Chiesa. Bozzo ha raccontato in sede giudiziaria che Dalla Chiesa gli aveva chiesto di indagare su "una struttura segreta paramilitare con funzione organizzativa antinvasione, ma che aveva poi debordato in azioni illegali e con funzioni di stabilizzazione del quadro interno, struttura che poteva aver avuto origine sin dal periodo della Resistenza, attraverso infiltrazioni nelle organizzazioni di sinistra e attraverso un controllo di alcune organizzazioni".
Ecco come il giudice Carlo Mastelloni ricorda l’incontro con l’Abbé Pierre che, a metà degli anni '80, si presentò al Tribunale di Venezia.
"Era venuto dalla Francia per rendere dichiarazioni spontanee in favore del gruppo di italiani residenti a Parigi che ruotavano intorno alla scuola di lingue Hyperion. Avevo emesso contro di loro una serie di mandati di cattura per reati che avevano a che fare con il terrorismo rosso. Venne a dirmi che erano persone perseguitate da una centrale legata alla destra, che li aveva accolti in seno alla sua organizzazione, che al massimo avevano commesso errori di gioventù.
Fece otto giorni di sciopero della fame. Mi resi conto che l'Abate era una specie di referente dell'Hyperion anche perché sua nipote Françoise Tuscher, segretaria della scuola, era la moglie di uno dei ricercati, Innocente Salvoni. La foto di Salvoni fu diffusa dal ministero dell'Interno il giorno del rapimento dello statista dc assieme a quella di altri 19 latitanti, sospettati di essere coinvolti nell'agguato di via Fani. Ma non venne più riproposta nelle settimane dopo.
Sappiamo poi che durante il sequestro, l'Abbé si recò nella sede della Dc a piazza del Gesù per parlare con il segretario del partito, Zaccagnini. Ma non sappiamo se lo incontrò e cosa si dissero.
L'Abbé Pierre era un eroe della Resistenza, un uomo che aveva una visione superiore di come vanno le cose, aveva l'atteggiamento di chi vedeva lo scenario completo."
All'età di 69 anni Corrado Simioni sarebbe morto. Il condizionale è d'obbligo. Anche la sua uscita di scena infatti è avvolta nel mistero. La notizia è stata resa nota nell'Ottobre 2009 ma risalirebbe addirittura a un anno prima. L'unico labile indizio in tal senso risulterebbe essere la cessazione del B&B che da tempo gestiva nel dipartimento della DrÔme, Francia sud orientale, con la compagna Giulia Archer.
Il reportage pubblicato sull'Europeo firmato da Ivan Carozzi, che aveva trascorso alcuni giorni nella struttura turistica, è tra le rare testimonianze dirette su Corrado Simioni. Il profilo che ne emerge è quello di un uomo dalla forte personalità, assai difficile da inquadrare in schemi consolidati. Di Corrado Simioni si è sempre scelto di parlare poco. Nella vita, come nella morte.
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