Image descriptionChi e perché ha voluto far scoprire il covo di Via Gradoli dove si nascondeva Mario Moretti? Possibile che Barbara Balzerani fosse distratta al punto da lasciare una scopa nella doccia causando un'infiltrazione (scusate il gioco di parole...) al piano inferiore? Perché si diede immediata evidenza della scoperta del covo consentendo a Moretti di svignarsela tranquillamente?

Barbera Balzerani partecipò al commando che il 16 marzo 1978 rapì Aldo Moro in via Fani, a Roma: suo compito bloccare il traffico, impedendo il sopraggiungere di veicoli e passanti sul luogo dell'agguato.

Durante il sequestro divise con Mario Moretti l'alloggio di via Gradoli 96, fino al 18 aprile 1978, giorno del falso comunicato N° 7 dove si annunciava la morte di Moro, quando il covo venne scoperto.

Il rifugio saltò grazie a una fuga d'acqua che secondo i vigili del fuoco sembrò essere stata volutamente provocata: uno scopettone era stato appoggiato sulla vasca, e sopra lo scopettone qualcuno aveva posato il telefono della doccia in modo che l'acqua si dirigesse verso una fessura nel muro.

Ecco la suggestiva interpretazione di Alberto Franceschini: "L'operazione Lago della Duchessa e via Gradoli vanno sempre tenuti insieme. È un messaggio preciso a chi detiene Moro. Gli dicono: Vi abbiamo in mano, possiamo prendervi in qualsiasi momento".

altra ipotesi è che il covo sia stato "bruciato" da qualcuno contrario all'uccisione di Moro.

Appaiono poco credibili le condizioni dell'appartamento come descritte nei verbali della polizia: bombe a mano sparse sul pavimento, un cassetto messo in bella mostra sul letto e contenente una pistola mitragliatrice, documenti e volantini disseminati ovunque.

Dubbia anche la gestione chiassosa della scoperta del covo. Anzichè attendere il rientro dei terroristi per poterli arrestare, la notizia viene immediatamente resa pubblica. Mario Moretti, vedendo la folla radunata attorno all'ingresso del suo appartamento in tutta tranquillità si allontanana con il suo vespino. Si salvò in circostanze simili anche in una precedente occasione. Nel 1972 a Milano, in Via Boiardo. Moretti vide Enzo Tortora raccontare in tv i dettagli sulla scoperta della prigione del popolo. Per sua stessa ammissione giunse nei pressi dell'appartamento, chiese informazioni su quanto stesse accadendo e si allontanò. Unica differenza, in quella circostanza abbandonò la cinquecento della moglie, Amelia Cocchetti, permettendo alle forze dell'ordine di risalire alla sua identità. Da quel momento Moretti diventa clandestino.

Di fronte al covo delle Br, in Via Gradoli 89, abitava il sottufficiale dei Carabinieri Arcangelo Montani, agente del SISMI. Non bastasse, i servizi segreti avevano addirittura stabilito in Via Gradoli un proprio ufficio.

Molti brigatisti hanno spesso definito la Balzerani come una donna particolarmente distratta e Anna Laura Braghetti, la carceriera di Moro, aggiunse che la Balzerani dimenticava spesso l'acqua aperta.

Con l'arresto di Mario Moretti, Barbara Balzerani assunse la guida delle BR. Dopo dieci anni di militanza nelle Brigate Rosse venne arrestata a Ostia il 19 giugno 1985.

Condannata a tre ergastoli, il 18 dicembre 2006 il tribunale di sorveglianza di Roma le ha concesso la libertà condizionata.

È autrice del romanzo «Compagna luna» e di una racccolta di racconti «La sirena delle cinque».


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