Alberto Franceschini
Alberto Franceschini nasce a Reggio Emilia il 26 ottobre 1947 da una famiglia di tradizione comunista. Il padre Carlo fu arrestato per attività antifascista durante il ventennio, il nonno fu, nel 1921, uno dei fondatori del PCI; entrambi, parteciparono alla resistenza contro il fascismo. Proprio dal nonno, che a lungo gli parla di “Resistenza tradita”, riceverà una sorta di testimone ideale.
Le armi ricevute dai partigiani che le avevano a lungo nascoste, divengono il simbolo della sua scelta:
“Cominciammo a esercitarci andando a sparare sulle montagne con i mitra che ci davano gli ex partigiani. Sapevano che le loro armi noi le avremmo usate. Avevano fatto la guerra di Liberazione, dopo il 25 aprile avrebbero voluto continuare a combattere per costruire una società socialista, ma il Pci, il loro partito, li aveva traditi. Non avevano più l'età per ritornare sulle montagne, e passarono a noi ragazzi le loro armi, con la certezza che le avremmo usate.”
Entra in politica giovanissimo nelle fila della FGCI, da cui si dimette a seguito degli scontri con il servizio d'ordine del PCI in una manifestazione contro la base NATO di Miramare di Rimini. Nella sua lettera d'addio scrisse:
“La burocrazia ci divide, ci ritroveremo uniti nelle lotte.”
In seguito fonda a Reggio Emilia il CPOS, Collettivo Politico Operai Studenti, gruppo a cui appartengono anche i futuri brigatisti rossi Lauro Azzolini, Fabrizio Pelli, Franco Bonisoli e Prospero Gallinari. Si trasferisce a Milano vivendo nello stesso appartamento con Renato Curcio e Mara Cagol. Con loro fonderà le Brigate Rosse.
“Il Pci sapeva bene chi eravamo, sapeva che la maggioranza di noi proveniva dalle sue fila e che alcuni, con la tessera in tasca, frequentavano ancora le sezioni. Era informato di tutto, ma non collaborava con la polizia e i carabinieri, si limitava a dar di noi un'immagine misteriosa e torbida per allontanare da noi la gente e gli operai”.
Il salto nella clandestinità avviene nel Febbraio 1972, quando, non rispondendo alla chiamata per il servizio militare, diventa il primo brigatista ufficialmente latitante.
Nel settembre del 1974 è arrestato a Pinerolo assieme a Renato Curcio grazie all’infiltrazione di Silvano Girotto, detto "Frate Mitra".
Nel 1983 si dissocia dalla lotta armata. Lascia il carcere nel 1992, dopo 18 anni di reclusione, senza avere a carico reati di omicidio.
Oggi lavora a Roma presso l’Arci e dirige una cooperativa sociale, il cui obiettivo è l'inserimento di soggetti svantaggiati:
"È un'attività che mi piace molto, perché mi consente di guadagnarmi da vivere mantenendo un impegno sociale. Aiuto immigrati, disoccupati, minori a rischio, detenuti e tossico-dipendenti a inventarsi un lavoro: li stimolo a tirar fuori idee per progetti sperimentali finanziati dall'Unione europea. Come posso definire la mia professione? Ecco: sono un imprenditore di idee. Rispetto a trent'anni fa, utilizzo in modo più costruttivo la mia voglia di aiutare il prossimo".
È autore di diversi libri:
Mara, Renato e io (1988)
La borsa del presidente (1997)
Che cosa sono le Br. Le radici, la nascita, la storia, il presente (2004) Intervista con Giovanni Fasanella.