Image descriptionBuio Rivoluzione - L'inizio

Da alcune notti Stefano Imbimbo, assessore alle politiche giovanili del Comune di Firenze, non dormiva sonni tranquilli.

Fino ad allora si era calato perfettamente nel suo ruolo istituzionale alternando eleganti abiti firmati, d’obbligo nelle riunioni consiliari, a camicie sgargianti, da sfoggiare negli incontri con il mondo giovanile. Persino i suoi oppositori gli riconoscevano il merito di non perdersi dietro geriatrici convegni sull’inserimento dei giovani nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella società civile, come si trattasse di oggetti da dover incastonare ad ogni costo da qualche parte.

Rivolgeva il suo massimo impegno alla ricerca di spazi da dedicare ai ragazzi. La recente inaugurazione di una sala prove, arricchita da un piccolo studio d’incisione, era il suo fiore all’occhiello.

Ma con l’avvicinarsi della manifestazione da lui stesso autorizzata, le dimensioni che l’evento andava assumendo destavano sempre crescente preoccupazione. Era stato informato che per quel fine settimana era impossibile trovare un posto letto neanche a pagarlo oro.

Decine di migliaia di giovani provenienti da ogni angolo d’Italia stavano riversandosi su Firenze. Al loro fianco rappresentanti di quasi tutti i paesi europei, ma anche sudamericani, canadesi, statunitensi, tutti pronti ad esibire le proprie convinzioni.

Ultima, in ordine di tempo, era giunta l’adesione della Ruckus Society, specializzata in urban e free climbing. Gestiva campi di addestramento nei quali s’insegnava a scalare palazzi, bloccare strade e treni in maniera nonviolenta, o a coordinarsi tramite sms cifrati. Una vera e propria università della disobbedienza civile, la cui presenza dava adito a non poche preoccupazioni.

La dimensione regionale, sotto la cui egida era nato l’incontro, si era frantumata travolta da un passaparola vertiginoso che aveva sorpreso gli stessi organizzatori. Internet aveva avuto la sua parte.

Imbimbo per sua fortuna non aveva sottovalutato quegli inequivocabili segnali chiedendo l’aiuto della giunta comunale, che nel breve lasso di quarantotto ore, aveva deciso di spostare la locazione dell’incontro. L’evento non era certo paragonabile al mercatino di Natale, e la scelta di Piazza Santa Croce poteva rivelarsi inopportuna. Si decise di decentrare la manifestazione alle Cascine.

Come era scontato, le forze di opposizione approfittarono per attaccare chi sottoponeva la città a un inutile stress, e chiesero di annullare l’intera manifestazione. Ma la macchina si era messa in moto ed era oramai impossibile arrestarla. Al più si convinsero i commercianti a non aprire i loro esercizi e parte della cittadinanza a barricarsi in casa, per limitare i danni che quell’uragano portava in dono.

Nel tentativo di salvaguardare l’ordine pubblico il Questore stava coordinando, pur nella ristrettezza dei tempi a sua disposizione, uno schieramento di forze, discreto ma imponente, pronto a contenere qualsiasi imprevista reazione.

L’esistenza di notevole divisioni all’interno dei ‘movimenti’ accresceva i timori di molti. Il ricordo di Seattle era più di una minaccia.

Gli scontri e le proteste contro la World Trade Organization avevano costituito il Dna del nascente ‘popolo di Seattle’. L’attacco all’organizzazione del commercio planetario aveva rappresentato l’ultimo grande evento del secolo scorso.

Questa era storia. Il futuro, ormai prossimo, si scriveva a Firenze.

Alla prova dei fatti, tutte le preoccupazioni si rivelarono infondate, e tanto il sabato quanto la domenica, trascorsero via veloci senza che la città subisse la benché minima ferita.

Nessun episodio eclatante consentì a certa stampa di descrivere i disdicevoli, violenti ed arroganti modi in cui giovani privi di rispetto per gli altri, intendevano curare il pianeta. Al contrario, più d’un editorialista paragonò lo spirito della due giorni fiorentina a quello creato dal Papa nei suoi incontri con la gioventù del mondo.

Non c’era da stupirsi, dato che alcune di quelle persone avevano vissuto entrambe le esperienze.

Alcune.

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