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Un delirio di cemento per dirci che siamo soli
Di Admin (del 17/09/2007 @ 13:00:42, in Articoli, linkato 2060 volte)

Da quindici anni lavoro al Centro Direzionale. In questo arco di tempo l’ho visto nascere, svilupparsi, e oggi vivere un momento difficile.

Come spesso accade in questa città, anche il Centro Direzionale, fiore all’occhiello della Napoli produttiva, mostra due volti. Alla facciata dinamica e tecnologica si contrappone quella ostile fatta di parcheggi inesistenti, di scale buie dove in pochi si azzardano a passare, di siringhe e preservativi, entrambi testimonianze di vite buttate.

Un delirio di metri cubi di cemento disegnati da Kenzo Tange, che pure non seppe o non fu libero di immaginare lo spazio per una piscina o un campo da tennis.

Capita, camminando lungo il Centro Direzionale, di sentirsi soli fra centinaia di sguardi impossibili da afferrare.

E solo si sarà sentito un ragazzo di ventisei anni che lo scorso 11 settembre si è suicidato lasciandosi cadere da uno dei tanti grattacieli del Centro. Soffriva di depressione e il suo ultimo gesto, folle coincidenza, si è consumato sei anni dopo l’attentato alle torri gemelle di New York.

Quel pomeriggio assurdo in cui una vita non ce l’ha fatta a proseguire, in molti si sono mossi per osservare lo spettacolo. Dopo qualche ora, tornando a casa, sono passato davanti a quell’infinita disgrazia. Una folla ancora numerosa dava forma a una volgare cornice. Ho visto ragazzi ridere mentre si aggiornavano su particolari angoscianti dell’incidente. Guardandoli, mentre piangevo, pensavo che i morti erano loro.